Anche io Donna in Finanza

Maria Anna Pinturo

Sono nata nel lontanissimo (ahimè) 1970 in una città siciliana governata dalle logiche aziendali del gruppo Eni. Quelle di un piccolo villaggio dove tutti i dipendenti alla fine condividevano modi di essere e di fare e spesso anche scelte per la famiglia. Tra questi dipendenti c’era anche mio padre e probabilmente anche lui nel suo modo di pensare alla fine sposava in qualche modo le stesse logiche di quel “villaggio”. Non me ne vorrà mio padre oggi non più in vita se dico che nella mia famiglia i ruoli erano molto, davvero, troppo impostati. Al punto che chiunque da fuori avrebbe capito anche solo guardando per qualche minuto le dinamiche dei miei genitori come andavano le cose. Mio padre portava lo stipendio e lavorava andando spesso in trasferta. Mia mamma non lavorava (si fa per dire) e si occupava della gestione dei figli, 4 per la precisione. Io la terza. Mia mamma non ha mai avuto un bancomat e non ha mai avuto un libretto assegni. Non le serviva. Anche qui. Si fa per dire. Perché di tutto quello che riguarda i soldi se ne occupava mio padre. Perché lui lavorava .. e quindi . E quindi mia madre sebbene laureata in lingue non era necessario che trovasse lavoro. E non era necessario che avesse strumenti di pagamento… Come non era necessario che tenesse la patente etc etc Di conseguenza mia madre se doveva fare la spesa o tenere conto di necessità nella settimana cosa faceva? Andava da mio padre e le chiedeva il “settimanale”. Peraltro accuratamente calcolato da mio padre. Non una lira (ai tempi era questa la valuta) di più e spesso qualche lira di meno. Visto che comunque mio padre voleva risparmiare.

Se qualcuno conoscendomi, sentita questa storia, vera, reagisse esclamando: ecco perché è così indipendente, ecco perché se decide di comprarsi qualcosa lo fa, ecco perché alla fine è andata a fare la bancaria e poi il consulente finanziario, emetterebbe un giudizio limitato. Anche perché il mio percorso professionale non era così prevedibile per chi lo conosce veramente. Piuttosto la storia che ho raccontato serve per capire che oggi paradossalmente sebbene sia passata tanta acqua sotto i ponti sebbene ci sia stato davvero tanto nel mezzo, ebbene spesso constato che il modo di pensare o di fare in certe situazioni famigliari non è poi così diverso. E’ diverso piuttosto nella gravità delle conseguenze cui porta. Perché spesso la madre se non la donna di casa si ritrova, proprio per mancanza di “esperienza “ nella minima gestione economica, a fare i conti quando accadono certi eventi con una totale impossibilità di azione e soprattutto di reazione.

A me non interessano le quote rosa. Se questa è la domanda. A me interessa lavorare nel piccolo già lo faccio quando faccio consulenza finanziaria, per mettere davanti agli occhi alla donna quanto sia importante la partecipazione a una evoluzione nella consapevolezza finanziaria.
Perché è la mancanza di questo a fare la differenza. E il tempo dedicato a questo. Bisogna prendersi il tempo per “capire” come risparmiare e come investire. E questo non è di per se un tema di genere. Ma bisogna partire con il prenderne coscienza
Questo è l’impegno che deciderò di assumermi se verrò eletta come rappresentante ANASF.
E non perché ci sia bisogno di identificare un ennesimo bonus donna come tanto si discute in questi giorni . Ma perché il valore che potrebbe avere creare percorsi progetti improntati alla ripresa sensata (attenzione al termine) dei cosiddetti ruoli all’interno di un nucleo famigliare mi è proprio arrivato addosso. E se avete letto la mia storia lo potete capire. Meglio

Il nostro programma ha tra gli obiettivi un progetto di Educazione Finanziaria per l’autonomia economica delle donne!
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