La modalità di svolgimento della professione di consulente finanziario è al centro di qualsiasi piattaforma elettorale associativa e la nostra Lista 2 “Professione Ruolo Associazione” non fa eccezione. La cornice europea nella quale ci muoviamo è quella dell’agente collegato all’intermediario, che svolge attività di consulenza finanziaria personalizzata nel consigliare all’investitore singoli strumenti o prodotti finanziari.
Il dibattito su come debba evolversi tale cornice normativa e regolamentare è in atto da tempo e dovrebbe tenere conto dei grandi passi avanti fatti dall’industria della consulenza finanziaria in Italia. Pur tuttavia, occorre guardare avanti, soprattutto a quelle esperienze che più di altre hanno sviluppato un percorso di autonomia di esercizio della professione, che esalti il rapporto professionale tra cliente e consulente. Nella prestazione del servizio di consulenza finanziaria, senza dover ricorrere ad ulteriori sovrastrutture legislative, occorre rendere esecutivi in parallelo i regimi di consulenza su base “indipendente” e “non indipendente”, favorendo la diffusione della remunerazione pagata direttamente dal cliente, oltreché – alternativamente – a quella basata sulle retrocessioni. Questo significa dare, appunto, maggiore autonomia al consulente finanziario all’interno del rapporto con un unico intermediario autorizzato, nello scegliere la modalità di consulenza che meglio serve la propria clientela, favorendo così un passaggio naturale alla modalità “fee based”, che comunque convivrebbe con quella più tradizionale basata sulle retrocessioni.
Ci auguriamo che l’Unione Europea non segua la strada delle imposizioni normative e dei divieti e neppure puntando tutto sul lato di ulteriori dosi informative della prestazione, che già oggi ha raggiunto elevati livelli di trasparenza, quanto piuttosto favorisca una moderna concezione dell’evoluzione della professione. Certo, anche l’industria della consulenza deve fare la sua parte accompagnando gradualmente il settore, incentivandolo a sviluppare un approccio consulenziale basato sul “valore della consulenza”, cioè sulla pianificazione finanziaria, sull’asset allocation e sull’ottimizzazione della fiscalità e dei costi. Un modo, come diciamo nel nostro programma, per mettere definitivamente a tacere le ricorrenti critiche relative alla promozione di prodotti più convenienti per il collocatore. Questo approccio avrebbe soprattutto il vantaggio di mitigare le discutibili prassi di gestione del portafoglio clienti delle banche, che sfrutta le asimmetrie informative e rappresenta una fonte di ricavi sempre più importante dei bilanci bancari.
Infine, questa prospettiva dell’evoluzione della professione si inserirebbe in un passaggio epocale di ricchezza finanziaria verso una generazione di giovani investitori, i quali stanno dimostrando di preferire il “fai da te”, salvo essere assistiti e consigliati da un consulente finanziario 4.0 che fa del “valore della consulenza” (ivi compresa la parte di education) la frontiera della sua professione. Di tutto questo, l’Anasf – che uscirà dal prossimo Congresso Nazionale – dovrà tenere conto nello sviluppare la propria azione associativa presso il mercato, gli stakeholders e le istituzioni: votare la Lista 2 ed i colleghi che la rappresentano sono la migliore garanzia che ciò avvenga in futuro.